Realizzazione di almeno 6 aiuole con essenze autoctone a scopo didattico-informativo in aree marginali e/o abbandonate dove ricreare gli ambienti del parco (abetina, foresta, di faggio, bosco mesofilo, prato, rupe rocciosa, ecc.). Prendendo ad esempio da replicare il “Giardino Oltremodo Botanico” di Vitulano, per le aiuole saranno considerate entità mediterranee degli habitat aridi ed altre del bosco misto. Le specie botaniche individuate appartengono alla flora del territorio del parco e sono distribuite dal piano collinare alla fascia sub-montana. La scelta delle essenze legnose è fondata sull’uso tradizionale e, soprattutto, privilegiando sia le specie che meglio rappresentano la vegetazione potenziale sia quelle di vegetazioni relitto, attualmente rare o al limite dell’estinzione locale.
Si presterà attenzione all’effetto delle trasformazioni stagionali, alla riproduzione di suoni ed odori del bosco (attrazione degli uccelli e degli insetti, produzione di spesse coltri di foglie e di fiori intensamente profumati), alla creazione di barriere delimitanti le zone chiuse, che attutiscano i rumori e l’insolazione (sclerofille sempreverdi). Le aiuole saranno delimitate con pietra locale o legno e saranno apposte delle targhe/etichette esplicative. Entro la fine del progetto le aiuole realizzate saranno “adottate” da associazioni o scuole che ne garantiscano la cura.
I 2 SIC presenti nel Parco comprendono 8 habitat, di cui 3 “prioritari”, per una superficie complessiva di 5200 ha, corrispondenti a 47% della superficie totale. L’habitat prioritario più rappresentativo è la “Faggeta appenninica con Taxus e Ilex” (codice 9210). Per entrambi i SIC non esiste al momento un piano di gestione, sono dunque entrambi soggetti a perdita di biodiversità dovuta ad attività antropiche non controllate (es. pascolo, prelievi legnosi). Ad esempio, si presume l’estinzione del tasso (“Taxus baccata”) nelle faggete dagli inizi del ‘900, quando la specie era oggetto di prelievo legnoso, e si segnala la scomparsa dell’habitat 9220 (Faggeta appenninica con abete bianco) nell’ultimo aggiornamento della scheda SIC del 2017.
Questa azione mira a migliorare lo stato di conservazione complessivo degli ecosistemi ed in particolare degli habitat prioritari, intervenendo in maniera molto mirata con tecniche selvicolturali e fornendo misure gestionali finalizzate all’aumento dei livelli di diversità degli habitat (es. creazione di gap di chioma per favorire la diversificazione strutturale e specifica del bosco, regolamentazione del pascolo in bosco e in habitat prioritari di prateria – Festuco-Brometalia (importanti siti per le orchidee codice 6210) e Thero-Brachypodietea (codice 6220). Inoltre, saranno individuate aree forestali importanti per specie animali indicatrici e minacciate (Picidi, Chirotteri, carnivori forestali).
Il territorio carsico del massiccio non consente la presenza di una normale idrografia superficiale e la presenza di acqua è localizzata nelle depressioni (temporaneamente) e nelle sorgenti (perenni e non) presenti nel Parco. Inoltre, in molti casi, nelle situazioni naturali di impaludamento, in passato, sono stati eseguiti interventi di “regimazione” delle acque o di “sistemazione” dei fontanili che hanno di fatto alterato completamente tali siti. L’azione prevede la creazione di 4 stagni in aree che per la loro naturale morfologia si prestano ad accogliere tale tipo di intervento o siti ove questi biotopi, una volta presenti, sono scomparsi per cause antropiche.
Gli stagni saranno realizzati con l’utilizzo di materiali locali (pietre) e con i migliori sistemi di impermeabilizzazione del fondo (argilla mista a calce) e delle sponde, per evitare che gli eventi naturali, come il dilavamento, riducano l’effetto di impermeabilizzazione e quindi la loro capacità e funzionalità. Gli stagni saranno dotati di una recinzione (chiudenda) in modo da evitare che il bestiame possa entrare nell’area, ma consentendo il passaggio della fauna selvatica. Su un lato sarà realizzata una macera in pietra e un muretto in pietra a secco (per complessivi 10 m lineari per invaso) con la funzione di protezione e rifugio di ibernazione/estivazione per anfibi e rifugio di ibernazione/estivazione nonché riproduzione per rettili. La realizzazione di stagni in un ambiente carsico, povero di acque superficiali, garantirà direttamente la presenza di nuovi siti di riproduzione per le popolazioni di anfibi obiettivo (rane, rospi, salamandre e tritoni) nonché siti trofici e riproduttivi per i rettili.
I chirotteri sono un gruppo di mammiferi particolarmente sensibile all’alterazione degli habitat, sia in termini di contaminazione e riduzione di risorse trofiche sia di perdita o riduzione di rifugi e siti di riproduzione e ibernazione. Ciò riguarda in particolare le specie legate agli ambienti forestali. Con questa azione si incrementerà la disponibilità di rifugi per i chirotteri in aree forestali del Parco degradate e con minore disponibilità di cavità arboree. Saranno utilizzati diversi modelli di bat-box, in cemento-segatura, per aumentare la probabilità di occupazione da parte di specie diverse.
Nella Foresta Demaniale del Taburno inoltre saranno inoltre posizionate delle cassette-nido per uccelli e per il moscardino e i gliridi. Queste cassette, in legno e cemento-segatura, avranno soprattutto una finalità didattica e saranno impiegate nelle attività di educazione ambientale con le scuole e di sensibilizzazione.
La carenza di informazioni bioecologiche è un rilevante fattore di rischio di perdita di biodiversità. La fauna del Parco è tra le meno conosciute della Campania e superare tale lacuna è indispensabile per l’implementazione di efficaci azioni di conservazione. Tra i mammiferi, sono quasi del tutto inesistenti informazioni di base relative a numerose specie di chirotteri e 4 specie di carnivori incluse nella lista rossa IUCN o negli allegati della direttiva “Habitat”. Il Parco rappresenta plausibilmente una importante area di connessione lungo la dorsale appenninica per il lupo. La lontra, presente nel vicino fiume Calore, potrebbe frequentare alcuni tributari del parco. Il gatto selvatico e la martora, specie associate alle foreste, potrebbero disporre di ampie superfici idonee.
Perciò saranno svolte indagini su lupo, gatto selvatico, martora e altri mesomammiferi, attraverso fototrappolaggio negli habitat forestali del parco. La presenza della lontra sarà indagata con la ricerca attiva di segni di presenza. Per investigare la comunità di chirotteri saranno realizzati campionamenti bioacustici e catture al fine di produrre una check-list delle specie nel Parco e di mapparne la distribuzione.
Si prevede di utilizzare i mammiferi forestali come indicatori del grado di funzionalità ecologica degli habitat forestali. I dati di fototrappolaggio saranno analizzati per quantificare statisticamente le relazioni tra presenza di una specie e attributi dell’habitat misurati sul campo e da cartografia digitale. Verranno quindi prodotte mappe di idoneità ambientale e distribuzione per supportare la gestione degli habitat forestali e la conservazione delle specie minacciate.
Con questa azione si intende sopperire alla carenza quasi totale di indagini dirette sul campo, particolarmente rilevante per un’area protetta. L’indagine si svolgerà con metodiche standardizzate di osservazione/ascolto (transetti e/o punti di ascolto) e con la tecnica di cattura e ricattura con l’inanellamento a scopo scientifico, previa richiesta all’ISPRA (come previsto dalle norme), concentrandosi su 2 gruppi di specie: Lanidi (averle) e Picidi (picchi).
Poiché si riscontrano nell’area protetta condizioni ambientali idonee alla presenza dei Lanidi nel Parco, la carenza di dati e la valenza del gruppo ne giustificano la scelta come specie-target, operando per conoscere la distribuzione all’interno del Parco, individuare l’idoneità ambientale e la percentuale di ambienti occupati, individuare caratteristiche ambientali che possano influenzarne la presenza la densità.
Il monitoraggio dei Picidi invece risulta fondamentale per ottenere un quadro preciso sullo status delle foreste del Parco, essendo specie forestali e indicatori della struttura dei boschi. Se ne studierà la distribuzione e se ne stimerà la consistenza effettuando i censimenti col metodo del play-back (lancio del richiamo e attesa della risposta).
L’azione si rivolge alla popolazione interessata all’escursionismo, sottolineando l’importanza di tale attività anche in termini economici, poiché il suo sviluppo risulterebbe vantaggioso per le realtà locali, siano esse agricole commerciali o artigianali. A partire dalla mappatura dei sentieri, sarà realizzata una carta turistico escursionistica a scala 1:25.0000, in formato tascabile, con contenuti descrittivi dei sentieri, curiosità e consigli, utili agli escursionisti e ai turisti, oltre a tutte le informazioni per visitare e vivere il territorio del Parco. La carta sarà disponibile via web e scaricabile dal sito del Parco.
L’azione prevede anche l’iniziativa “Non perdere il tuo sentiero” nella quale saranno organizzate escursioni coinvolgendo le associazioni locali affinché ciascun sentiero sia “adottato” da una associazione. L’obiettivo è trovare, per ciascun sentiero, escursionisti disponibili a percorrerlo una o più volte l’anno, al fine di promuovere la fruizione turistica, effettuare una ricognizione sullo stato di fatto (controllo dello stato del terreno, delle tabelle, ecc.) ed eseguire piccoli lavori di manutenzione (ramatura, pulizia del fondo da pietrame, ecc.). Non meno importante sarà il compito di segnalare all’ Ente gestore gli interventi di maggiore rilievo che richiedano ulteriori risorse, in termini di uomini e mezzi, in modo da poterli programmare ed eseguire in seguito.
Il Parco è attraversato da una rete di sentieri che percorre il territorio dal fondovalle fin sulle terre alte: itinerari naturalistici, sentieri CAI e alcuni itinerari storico culturali che permettono di visitare i principali punti di interesse turistico presenti nella zona. Questa rete di sentieri ha il più delle volte origini storiche e deriva dalla necessità di percorrere la montagna per le attività agro-silvo-pastorali e, in taluni casi, i lavori legati all’uso della pietra. Col tempo i sentieri hanno perso gradualmente il loro significato originario per divenire sempre più oggetto di frequentazione da parte di escursionisti. Per questo motivo, sono state eseguite delle mappature ed istallate bacheche informative e tabelle direzionali lungo i sentieri, purtroppo deteriorate per mancanza di manutenzione.
L’azione ha l’obiettivo di migliorare la fruibilità e ridurre i disturbi dovuti alla dispersione ed intrusione degli utenti nelle aree più sensibili del Parco ed i conseguenti rischi ambientali. Saranno eseguite operazioni di manutenzione di bacheche informative e tabelle direzionali, l’eventuale sostituzione degli elementi danneggiati, l’ispezione iniziale e il controllo periodico dello stato di conservazione e usura, interventi periodici di pulizia, taglio dei cespugli e dei rami caduti che invadono la sede del sentiero, piccoli spietramenti per la sicurezza degli escursionisti, creazione di deviatori delle acque metoriche per ridurre l’erosione del fondo del sentiero. Inoltre sarà eseguita la mappatura GPS dei sentieri ed i tracciati saranno resi disponibili sul web.
Per supportare le azioni rivolte alla fruizione del Parco, saranno raccolte informazioni di carattere biologico, geologico, morfologico, idrogeologico e storico che andranno ad arricchire la mappa dei sentieri.
Particolare attenzione sarà rivolta alla prospettiva storica in diverse scale temporali, da quelle geologiche degli ultimi 200 milioni di anni (in cui si inseriscono i marmi di Vitulano), a quella storica e preistorica con le tracce lasciate dalla frequentazione umana. Tali informazioni confluiranno in una guida naturalistica e storica sugli itinerari del Parco. Inoltre, si organizzeranno eventi con laboratori tematici, di gusto e sulle tradizioni, come quella della “patata interrata”.
Le attività di informazione e di comunicazione nel progetto saranno svolte attraverso la realizzazione di brochure e materiali divulgativi a favore della conoscenza della biodiversità, come anche contemplato dai diversi sistemi di gestione della biodiversità, su tutti quelli di Natura 2000, del quale il Parco vanta due Siti di Importanza Comunitaria (SIC): “Camposauro” (4200 ha) e “Massiccio del Taburno” (4700 ha). Per la promozione del parco come scrigno di biodiversità, sarà realizzato un atlante della flora e della fauna con la localizzazione delle specie all’interno dell’areale del parco, disponibile sul sito web dell’Ente Parco.
Per l’atlante si utilizzeranno dati e foto provenienti dalle altre azioni del progetto e si svolgerà una ricerca bibliografica sull’ecologia delle specie rilevate; ai cittadini-utenti non solo saranno fornite informazioni sulle specie presenti, sulla loro funzionalità ecologica e su dove poterle trovare, ma saranno al contempo resi partecipi come rilevatori per l’aggiornamento continuo delle informazioni raccolte come esempio di “citizen science”.
Una delle criticità presenti nel parco è la scarsa conoscenza della biodiversità presente, del suo alto valore, delle leggi e delle norme di tutela, per questo si ritiene importante un’azione che faccia aumentare il grado di conoscenza, e il numero di cittadini impegnati a presiedere il territorio. Si attiverà pertanto un corso per formare personale qualificato in grado di salvaguardare la natura e l’ambiente antropico, per garantire la necessaria informazione, sensibilizzazione, educazione ambientale e formazione professionale per aumentare la qualità della gestione del territorio. Nel corso saranno trattati i fondamenti delle normative ambientali (rifiuti scarichi, emissioni in atmosfera, abusivismo edilizio, edilizia aree protette) e la gestione delle risorse naturali (caccia, pesca, funghi, tartufi, boschi e foreste). Inoltre, saranno approfondite le tecniche operative e procedurali di polizia ambientale.
Il corso si svolgerà in 3 cicli, uno all’anno, con alcune uscite sul campo. Saranno trattati i seguenti argomenti: Etica Ambientale, Cenni di Diritto (ordinamento giuridico, beni pubblici, il sistema degli Enti Locali), il Servizio di Vigilanza Volontaria Ecologica, Il sistema sanzionatorio, tutela della biodiversità con approfondimento di flora e fauna del parco, tutela delle acque, delle falde e dei sistemi idrici, Inquinamento, consumo di suolo, abbandono rifiuti, dissesto idrogeologico e Incendi.
I “prodotti non legnosi” sono una vasta gamma di prodotti di natura vegetale o fungina che possono raggiungere valori economici di rilievo e che in molti casi hanno un ruolo importante nell’ecosistema, come ad esempio i funghi simbionti. Nel territorio del parco si attesta la presenza di svariati prodotti che sono periodicamente soggetti ad uno sfruttamento poco controllato. Se non svolto in maniera responsabile, tale sfruttamento porta ad una drastica riduzione della capacità riproduttiva delle specie di interesse e quindi ad una conseguente esposizione degli ecosistemi ad altri rischi, come quello delle specie invasive aliene che trovano spazio a causa dell’instaurazione di un vuoto biologico. Così facendo, viene messa a forte rischio non solo la reperibilità stessa delle specie di interesse, ma anche le potenzialità economiche e le traduzioni rurali.
Si svilupperanno quindi delle attività per informare e responsabilizzare la cittadinanza con una serie di esperienze su campo per riconoscere le specie, la loro diversità e la corretta metodica di raccolta di quelle eduli. In aggiunta sarà enfatizzata l’importanza dei prodotti del sottobosco nei processi ecologici terrestri con la descrizione delle varie categorie di specie divise per funzionalità ambientale.
L’interazione simbiotica Pianta-Fungo comunemente conosciuta come micorrizza costituisce un processo biologico fortemente influente sulla strutturazione delle comunità vegetali degli ecosistemi a livello globale. Alcune specie vegetali non possono fare a meno del proprio partner fungino per rimanere persistenti all’interno degli ecosistemi terrestri e non essere soppiantate dall’avvento di specie dominanti favorite dalle perturbazioni dovute ai cambiamenti climatici. Inoltre, la capacità della simbiosi di incrementare il sequestro degli stock di carbonio nei suoli degli ecosistemi naturali costituisce uno dei tamponi più efficienti per la mitigazione dei cambiamenti climatici che si ripercuotono, non solo localmente, ma, su tutto il pianeta terra. Nonostante questa cruciale importanza, poche sono le piantumazioni forestali eseguite in maniera attenta alla tutela della simbiosi, per cui si svolgerà un iter formativo per il personale impiegato nel settore con un aggiornamento sui metodi di micorrizzazione delle specie arboree forestali ed attività pratiche per l’attuazione del processo simbiontico che porterà successivamente all’impiego delle essenze in interventi di piantumazione e recupero boschivo anche con specie rare caratteristiche dell’area protetta.
Nell’area del Parco solo il 15% dei boschi pubblici (comunali e demaniali) è dotato di un piano di gestione forestale vigente sebbene i boschi campani potrebbero inoltre rappresentare un importante fattore di crescita e sviluppo socioeconomico dei territori montani e rurali per il loro ruolo “multifunzionale” che si concretizza nella fornitura di tutta una serie di servizi ecosistemici e benefici ambientali e sociali.
L’azione si propone di incentivare la costituzione di uno specifico tavolo per la filiera “Legno” per aumentare la competitività del settore nel suo insieme, valorizzando la multifunzionalità dei boschi come “produttori” di beni e servizi, creando una multi-filiera del legno e dei servizi ecosistemici, migliorando la qualità delle produzioni forestali e incentivando un ruolo più attivo e consapevole da parte dei proprietari e gestori forestali nell’attuazione di una gestione forestale sostenibile ed in armonia con le esigenze di tutela e conservazione del Parco. Saranno organizzati una serie di incontri informativi, seminariali con i portatori di interesse (comuni, regione, ditte boschive, operatori forestali, proprietari di superfici boschive) al fine di stimolare la creazione di realtà associative e la conoscenza e l’interesse per i vantaggi etici ed economici offerti da una certificazione volontaria della gestione forestale sostenibile a scala territoriale.
L’azione comprende attività di divulgazione ed educazione delle conoscenze sui beni ambientali, su flora e fauna del parco, sugli ecosistemi, sui prodotti del bosco e sulle attività antropiche legate al parco e riguarda in particolar modo la popolazione scolastica e la comunità. Gli studenti delle scuole dell’area saranno coinvolti in un percorso didattico della durata di 3 con metodologie di didattica frontale, attività laboratoriali ed escursioni presso il parco ed i suoi sentieri.
Al termine di ogni annualità ogni classe svolgerà un elaborato (grafico, video, cartaceo o manufatto) sulle tematiche trattate durante il corso. Alle scuole partecipanti al corso sarà proposta l’adozione delle aiuole botaniche. Gli imprenditori ed operatori del territorio, le amministrazioni pubbliche e l’intera popolazione locale saranno parte attiva e integrante del percorso didattico. Saranno coinvolti alcuni istituti scolastici individuati nella fase di avvio del progetto. Gli argomenti trattati saranno calibrati rispetto all’età dei ragazzi e tratteranno i seguenti argomenti: concetti base di educazione ambientale; tutela della biodiversità con approfondimento di flora e fauna del parco, in particolare Anfibi e Uccelli e Mammiferi; servizi ecosistemici; tutela delle acque, delle falde e dei sistemi idrici; alimentazione sostenibile; Inquinamento; consumo di suolo; rifiuti; cambiamento climatico; dissesto idogeologico; Incendi.
L’attuazione delle misure necessarie per una gestione integrata degli ecosistemi del Parco (boschivi, acque sotterranee, pascoli ecc.) non può prescindere dalla concertazione degli interessi e dalla condivisione delle strategie tra i diversi ambiti (ambientale, agro-zootecnico, difesa del suolo, turismo e sport, conservazione, urbanistica, ecc.). La programmazione negoziata ed il CONTRATTO DI FALDA possono costituire la metodologia per orientare le risorse (economiche e umane) verso le misure prioritarie di riqualificazione e rigenerazione degli ecosistemi, secondo criteri di partecipazione, efficienza, efficacia e sostenibilità.
L’azione che si svolgerà consiste nell’avvio del percorso di condivisione e concertazione con attori pubblici e privati, reti di fruitori e stekholders locali, associazioni di categorie, aziende locali, associazioni di promozione del territorio, in un ampio programma di animazione territoriale sulle criticità presenti e sulle azioni da svolgere. Si svolgeranno forum nei Comuni del Parco di coinvolgimento e raccolta istanze e costituito un gruppo di lavoro di 3 esperti con differenti specializzazioni che svolgerà supporto e coadiuvamento agli incontri e alle iniziative da intraprendere, individuare ruoli e tempi per gli attori coinvolti e definire un sistema di interventi integrati di riqualificazione dell’area parco.
Sarà elaborato un Documento Conoscitivo, comprensivo di analisi preliminare, integrata sugli aspetti ambientali, sociali, ed economici del territorio e analisi sui portatori di interesse e le reti esistenti tra essi. Sarà sottoscritto un Protocollo d’Intesa che porterà alla stipula del Contratto di Falda con relazione strategica su medio e lungo termine. L’azione resterà viva anche dopo la sottoscrizione del Protocollo d’intesa per permettere la firma dell’Atto del Contratto di Falda, atto di impegno condiviso da più e diverse parti.
L’azione di comunicazione mira a stimolare la presa di coscienza della comunità locale e degli stakeholders sulla necessità di salvaguardare le specie e gli habitat. La strategia comunicativa intende valorizzare il coinvolgimento dei portatori d’interesse, la partecipazione volontaria, la diffusione dei concetti legati alla politica ambientale ed allo sviluppo sostenibile. La comunicazione del progetto diffonderà l’idea di sinergia a “più mani” di qualità e culturalmente attenta alla valorizzazione del genius loci.
Le associazioni locali aiuteranno a veicolare il messaggio anche al di fuori del territorio interessato, che per il marketing territoriale è il primo “mezzo” di comunicazione efficace. Inoltre nella comunicazione emerge che la migliore gestione del territorio si costruisce insieme, “tra i vicoli” di ogni borgo, con le persone che ci vivono.
Con l’attivazione del primo Contratto di falda, in collaborazione con i comuni ed altri enti, il Parco disseminerà nel territorio la consapevolezza di essere il primo ad aver avviato e aver offerto una struttura ad un processo di partecipazione così nuovo nel panorama della governance ambientale. Tutti i temi e le azioni sviluppate nel progetto saranno affrontati con uno stile comunicativo chiaro, semplice e diretto alle diverse utenze coinvolte (residenti comuni ricadenti nel Parco e Comuni limitrofi, visitatori, istituzioni locali, imprese, associazioni, scuole, liberi cittadini, etc.).
I servizi e gli strumenti integrano e valorizzano tutte le singole azioni. Per i prodotti particolare attenzione sarà data alla riduzione dell’impronta ecologica con l’uso di materiali a basso impatto ambientale.
È l’azione che comprende tutte le attività gestionali per la riuscita del progetto, da quelle interne di collaborazione tra i partner a quelle esterne di relazione con Enti ed istituzioni. Sarà individuato un rappresentante di ciascun partner per costituire la struttura di coordinamento con i tre responsabile (del progetto, della rendicontazione e della comunicazione).
La struttura di coordinamento sarà riunita periodicamente presso gli uffici dell’Ente Parco o altra sede ritenuta idonea. L’azione è necessaria per rendere operativo il progetto ed evitare inutili rallentamenti e ritardi durante la sua esecuzione.